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Ci stavo pensando in questi giorni: di Suor Cristina Scuccia si è detto tutto ed il contrario di tutto, nel senso che c’è chi la ama e la osanna e chi continua a giudicarla per l’egocentrismo e la musica rock da lei interpretata.

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Eppure, è veramente una brava cantante e vive la fede in un ambiente - televisivo e musicale - che non è solito ad una presenza simile, eppure, dalla nostra piccola Italia, la sua notorietà ha raggiunto tutto il mondo ed un motivo ci sarà.

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Sempre in questi giorni, mi son messo a ricordare gli anni ‘70 e quella fatidica estate in cui il film “Jesus Christ Superstar” esplose come una palla al fuoco in tutti i cinema, con un ritorno verso le chiese di una “marea di giovani” tutti intenti a portare con sé batteria, chitarre elettriche e per unire il rock ai testi religiosi.

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E non è un caso che anche in quegli anni - poco prima definiti “di piombo” - c’era incertezza sociale, politica ed economica, più o meno come adesso: la famosa “Austerity”energetica che ci aveva riportato ad andare in bicicletta, come adesso.

I due periodi sono molto simili, così come è simile questa “voglia di rinnovamento” anche all’interno della chiesa e dei suoi fedeli, nonostante ci sia resistenza proprio dentro e localmente.

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Ecco, io credo che Suor Cristina ha molto successo perché impersonifica questo desiderio di sorrisi e di buone notizie, un pò come il motivo “Could we start again” contenuto nel citato film “Jesus Christ Superstar”: possiamo noi partire di nuovo, possiamo noi “erase and rewind”, riavvolgere il nastro e ricantare da capo?

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Papa Francesco, il Papa venuto dalla lontana Argentina, vuol ripartire davvero da zero, criticando la voglia di potere e l’attaccamento al danaro, che talvolta ha contraddistinto proprio i nostri ambienti, togliendole e togliendoci credibilità.

E non è solo una questione di “Città del Vaticano”, perché tutte quelle abitudini errate e consolidate sono dentro ciascuno di noi, che annunciando il Vangelo spesso annoiamo il mondo, apparendo sempre più grigi e sempre meno colorati, proprio perché siamo i primi a non crederci, preferendo il potere ed il danaro di cui sopra.

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Questo vale per i religiosi (il Santo Padre è il primo a dirlo), ma questo vale anche per ciascuno di noi, che ci nascondiamo dietro un dito quando qualcuno ci chiede un aiuto materiale o spirituale, giudichiamo poi chi - come Suor Cristina - la fede la annuncia anche fin troppo apertamente.

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Allora, chiediamoci, interroghiamoci sul perché ogni tanto un musical americano o una suora italiana hanno successo nel mondo pop o rock così distanti dalle nostre sacrestie: sappiamo interpretare queste espressioni e questi eventi, perché dal cielo, anche attraverso la musica, possono arrivare stimoli di fede ai nostri animi addormentati ed imborghesiti.

Perché Cristo è universale e mondiale e - paradossalmente - può parlare al mondo anche attraverso un film o una suora cantante alla televisione…