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Voglio invitarvi a leggere, non tanto la mia lettera (pubblicata su questo sito e rintracciabile cliccando qua), bensì la risposta datami dal buon Massimo Crivelli, nella edizione de “L’Unione Sarda” di ieri giovedì 7 gennaio 2016, leggete qua: L’Unione Sarda.jpg

E’ da tanto che “gira nell’aria”, è uno “stato di calma apparente”, ma - se non succederà un miracolo nel frattempo - noi tutti, soprattutto nel sud Sardegna, dobbiamo prepararci alla siccità della prossima estate: è “saltata” una intera stagione, la pioggia autunnale - salvo quella settimana di “allerta meteo” - la pioggia autunnale non c’è stata.

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Non si è fatta viva (la pioggia) non soltanto quaggiù a Cagliari, ma anche e sopratttutto laddove gli invasi, i laghi naturali o artificiali vanno a riempirsi, per poi cedere questo “Ben di Dio” al resto dell’isola.

E’ saltato l’autunno, perché è proprio quella la stagione in cui - usually - arriva la pioggia: passato l’autunno, se ne può parlare un poco in inverno e qualche goccia in “marzo pazzerello”, ma intanto i laghi sono secchi, quasi prosciugati e non ci possiamo inventare una “quinta stagione”, che ripari ai danni del mancato autunno.

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Lo stesso Crivelli di cui sopra viene a ricordare che qua in Sardegna sono anche le tubature a perdere acqua (la stanno perdendo anche adesso che stiamo leggendo qua) ed il brutto è che i nostri politici nulla hanno fatto e nulla faranno per tutto ciò, in quanto queste fatiscenti strutture sono praticamente irrimediabili (dovremmo tornare ai Romani ed alle loro condotte, rifare tutto da capo!), quello che l’uomo ha distrutto o non ha manutentato adesso è “da rifare, da buttare via”.

Tutto questo per dire che - come privati cittadini - dobbiamo inventarci qualcosa per non rimanere completamente a secco: proprio l’altro giorno, tornando a Matzaccara dai miei suoceri, riflettevo sul fatto che saranno proprio loro a non risentire di tutto ciò, perché hanno il pozzo fuori casa, in campagna.

Allora, riflettevo sul fatto che abbiamo perso la “vecchia saggezza”, abbiamo costruito case su case, agglomerati urbani, ma ci siamo persi la sapienza di prevedere anche questi eventi, cercandone anticipatamente le soluzioni: nei nostri palazzoni, possiamo avere tutte le “autoclave” che vogliamo, ma ci manca il pozzo, non tanto quello fisico, ma quello mentale, spirituale.

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Siamo pieni di computer e tecnologia, abbiamo talmente tanto investito in tutto ciò, che una eventuale “tempesta solare, magnetica” potrebbe azzerare tutto, mandare in tilt il mondo, ma non i pozzi dei vecchi contadini: possiamo andare a comperare l’acqua in bottiglie e le taniche da riempire anticipatamente, ma a cosa serve?

Dobbiamo sperare in un miracolo, dobbiamo tornare a pregare - come si faceva un tempo - perchè arrivino, perché ritornino le piogge.

Meditate, gente, meditate.