Mio figlio fa basket in una scuola vicino casa, il suo istruttore si chiama Ugo Serra e si alterna con il fratello Tore ad insegnare ai nostri ragazzi lo sport della pallacanestro, ma non solo.

Diciamo subito che i nostri ragazzi non sono campioni, semmai sono “bravini”, ma ammetto che non hanno vinto tutte le gare, in questo campionato.

Una cosa però l’hanno imparata e di questo voglio dar merito ad Ugo, che li ha seguiti personalmente: hanno imparato a saper perdere una partita, senza perdere… il sorriso e la voglia di divertirsi.

Hanno saputo anche mangiarsi - tutti assieme - le torte ed i dolcetti, che le mamme di ciascuno - alternandosi - hanno offerto a fine partita, che fosse persa o vinta poco importava.

Di questi tempi, non è poco, sia nello sport che nella vita.

Sta terminando l’anno  scolastico e, assieme ad esso, anche il campionato e tutta la serie di allenamenti: ogni volta che arriva l’estate, resta l’amaro in bocca e la tristezza di dover lasciare la compagnia sia fra figli, che fra genitori, affiatatissimi anche essi.

Per il solo scopo di informare e condividere (e non certo come autoelogio) vorrei raccontarvi alcuni aneddoti, creati e consolidati:

  • il ragazzo che fa più canestri è invitato ad offrire caramelle agli altri in occasione del prossimo allenamento;
  • il blog sul cellulare dove si condivide tutto, apprensioni incluse per la malattia di qualcuno dei nostri figli;
  • le foto di gruppo al termine di ogni partita, che poi sono le stesse, se confrontate e quindi siam proprio “bischeri”;
  • il continuo ripetere, da parte dell’Istruttore (soprattutto a noi genitori!) che non è importante vincere, ma divertirsi.

Ebbene, in internet ho trovato la testimonianza di un certo Lucio Bortolussi - per gli amici “Lucius” - allenatore e istruttore Nazionale Minibasket, vicepresidente del settore scuola della “FIP” dal 2010: il suo “scritto” - che ha per tema il ruolo, il compito, l’etica dell’istruttore di minibasket - mette a confronto due tipi di istruttore, lo “squalo” ed il “delfino”.

Vi invito a cercarvelo in Internet, grazie a qualsiasi motore di ricerca: per comodità, vengo a “linkarvelo”, cliccate qua

E guardate che gli squali ed i delfini ce li ritroviamo anche nella vita comune, al lavoro, nella scuola: noi stessi, uscendo di casa al mattino, possiamo decidere se impegnarci ad essere “delfini” o finire per “perdere la scommessa” e ritrovarci alla fine della giornata, alla fine della vita, ad essere stati sempre e soltanto “squali”.

Famosi, ricchi e pure venerati, ma pur sempre “squali”!

“Tutto bello, allora a Su Planu!” qualcuno di voi dirà….. ebbene no, non va tutto bene in questa palestra - comunale e scolastica al tempo stesso - perché la struttura, con tanto di tribuna e servizi belli e nuovissimi, non può vedere fruibili le sue “potenzialità”, perché sia le tribune che i servizi (docce e gabinetti) non sono mai stati inaugurati e forse neanche mai collaudati.

Da più di un anno, la situazione è questa e quindi, per assistere alle partite, i genitori (sia di noi squadra ospitante che di quella ospite) si seggono su qualche sedia di plastica o su qualche panchetta, per un totale di 20 posti al massimo, mentre di sopra le tribune stanno - vuote - a “mirar le stelle”…

Da anni, c’è il vecchio gabinetto verso l’uscita, mentre le nuovissime strutture sono “Off-limit” e non si capisce il motivo di cotanto ritardo, considerando il fatto che questa palestra non è soltanto “scuola basket”, ma è proprio l’unica palestra, ufficiale, dell’Istituto Comprensivo Statale ad essa adiacente.

Come una bella macchina, con ottimi autisti (i due Istruttori, la Scuola stessa), ma che non va veloce, perché ha le “ruote sgonfie”! Spero si capisca questa similitudine…

Ecco il motivo di questa mia lettera, di questo mio pensiero: un pò come la nostra Sardegna, la nostra Italia, che è piena di risorse e di potenzialità, ma mal gestita, quasi addormentata.

Mi auguro che chi legge e può far qualcosa, faccia in maniera che - perlomeno per il prossimo anno scolastico (ed il prossimo campionato) - i nostri figli e noi genitori possiamo “toccare”, usufruire delle strutture che per adesso soltanto vediamo da lontano… forza ragazzi, forza “Su Planu”!