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Maschere, dolci, scherzi: pensiamoci bene, esistono ben 3 Carnevali distribuiti durante tutto l’anno solare, momenti di allegria e di gioco, in cui sono i piccoli a “far da padroni”, a divertirsi e noi genitori assieme a loro.

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Il primo è il Carnevale Primaverile, quello propriamente detto “Carnevale”, del “giovedì grasso” e del “martedì grasso”, che precede il mercoledì delle Ceneri e la stessa Quaresima: stupendi quelli di Viareggio, ma anche di Venezia e del Nuorese in Sardegna.

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Il secondo è il Carnevale Estivo, quello delle località balneari, che espongono tutta l’allegria, laddove al mattino si va al mare per il giusto riposo chiamato “ferie”: ultimamente, si festeggia ovunque ci siano località di villeggiatura, non solo nei luoghi marini.

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Il terzo si chiama Carnevale Autunnale, ma molti continuano a chiamarlo “Halloween”, dimenticandosi che lo stesso termine “Hallows” in lingua britannica - o irlandese che sia - significa “Santi” e “Halloween” è - di riflesso -  la “vigilia dei Santi”.

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Ed il  verbo “to hallow” significa “venerare”, “santificare” o addirittura “elevare” (”innalzare al cielo”, non certo “ficcarsi nelle tenebre” o nel terrore).

E quel “Halloween” dello “scherzetto o dolcetto!” non ha proprio niente di Santità, semmai somiglia di più ad un Carnevale Autunnale: vi ricordate il detto “A Carnevale ogni scherzo vale”?).

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Tanto dico perché - di questo passo - si rischia di perdere le nostre tradizioni per “scimmiottarne” altre, legate comunque al consumismo.

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Ecco che l’Epifania da anni è diventata la Befana o addirittura l’Happy-Fania (inventata dalla Ferrero per vendere dolcetti).

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Ecco che Babbo Natale esiste ma Gesù non si sa, dimenticando che il primo “Babbo Natale” fu “San Nicola da Bari”, altrimenti detto “San Nicolaus” e poi “Santa Claus”, con il vestito rosso, in nome della Cocacola.

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Perché dico tutto questo: perché - sempre più - si è obbligati ad offrire il dolcetto per non vedersi sporcare di farina ed uova rotte la porta di casa, con i genitori dei bimbi che assistono, in nome del divertimento dei propri figli.

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“Siamo liberi, c’è libertà di espressione”, va bene anche questo, però lasciatemi libero di essere perplesso, mentre - da retrogrado o integralista - porto i miei figli a Messa ed al Camposanto, così come facevano i miei genitori quand’ero piccolo.

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E lasciatemi libero di chiamarlo “Carnevale”, perché “Halloween” - quello vero - è un momento sacro, di condivisione con i defunti e tutti i Santi che ci hanno preceduto: da buon toscano - o etrusco che sia - io continuerò a venerare entrambi (”to hallow”: venerare) fino alla fine dei miei giorni, quando i miei figli mi penseranno - almeno una volta all’anno - anziché giocare, scherzare e sporcare.

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Perché tutti - prima o poi - moriremo ed avremo bisogno di preghiere dei nostri cari e magari ci farà piacere che i nostri figli portino fiori sulla nostra tomba… almeno una volta l’anno… per “Halloween”: credo che ce lo meritiamo, da “futuri defunti” o, se sarà possibile, “Santi”.

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“L’Eterno riposo dona loro, o Signore e splenda ad Essi la Luce Perpetua, riposino in pace. Amen”