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Nei nuovi bus del CTM che da qualche anno circolano in città - salendo dalle prime porte d’accesso poste vicino all’autista - subito a sinistra c’è un sedile abbastanza ambio – ad una “piazza e mezzo” – sul quale mai mi ero seduto prima.

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Ebbene, l’altra sera mi è capitata questa “eventualità”, dalla quale posizione per la prima volta mi sono reso conto di tutte le infrazioni commesse dagli automobilisti, che solo la prontezza dell’autista ha permesso di schivare, senza effettuare brusche frenate, rischiose per noi passeggeri.

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Fra le tante cattive abitudini, la “sosta selvaggia” negli spazi gialli riservati alle fermate: sette su dieci erano “occupati” da auto incustodite ed in viale Sant’Avendrace le auto erano in doppia fila, obbligando i pedoni a raggiungere il centro strada per salire sul mezzo.

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Che dire poi delle tante aggressioni avvenute nei giorni scorsi, sia a danno dei passeggeri che degli stessi autisti del CTM, motivo per cui davvero non invidio questa categoria di lavoratori, che per uno stipendio (certo non “ricco”) da mattina a sera girano “come trottole” intorno allo stesso percorso, trovando davvero di tutto… e di tutti!

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Sarei allora curioso di sapere se, nel loro stipendio, esista una seppur minima “indennità di rischio”, che non coprirà mai lo stress per i loro tanti “cattivi incontri”, ma almeno servirà quale riconoscimento per la professionalità usata a salvaguardia di tutti i passeggeri.

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Semmai ci fosse bisogno di dirlo, non ho parenti né amici che lavorano per il CTM, al punto che l’altra sera – in quel viaggio fra via XX Settembre e via Peretti – ho provato qualche timore nell’avvicinarmi all’autista, che mai mi aveva visto prima, per complimentarmi.

In questo mondo, dove non si parla altro di “scansafatiche” e lavoratori disonesti, una parola in più per chi se lo merita non credo faccia male.

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(versione pubblicata su “L’Unione Sarda” - sabato 14 aprile 2018 - cliccate qua:  L’Unione_14.04.18 )